101 segreti che hanno fatto grande l'impero romano by Andrea Frediani

101 segreti che hanno fatto grande l'impero romano by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Ancient, Rome
ISBN: 9788854170919
Google: pmquAwAAQBAJ
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2014-06-05T12:53:37+00:00


I SEGRETI

DELLA VITA QUOTIDIANA

52.

DAI PESCI ALLE CALDAIE

Cos’hanno in comune due romani, che potremmo definire “celebrità di seconda fascia”, come Licinio Crasso Murena e Gaio Sergio Orata? Salta subito agli occhi, anche per chi non li abbia mai sentiti nominare: il cognomen riferito a un pesce. Non a caso, erano entrambi grandi allevatori di pesci; ma non è solo per questo motivo che il secondo è passato alla storia, tra l’altro raccogliendo meno, in termini di fama, di quanto meriterebbe la sua invenzione.

Piscicoltore e ostricoltore, Orata si fece ricco impiantando vivai di ostriche nel lago che, dal profitto che ne ricavò, si chiamò Lucrino (presso Pozzuoli). Divenne presto uno dei più affermati imprenditori del mondo romano, molto apprezzato soprattutto dai ricchi che potevano permettersi le prelibatezze che era in grado di procurargli.

Ma Orata era anche un architetto, e dei migliori. Aveva capito che i ricchi erano disposti a pagare fior di quattrini per garantirsi nell’ambiente domestico ogni comodità, senza dover ricorrere a strutture pubbliche come le terme o i templi. E non c’era privilegio più ambito che vivere in un ambiente confortevole e, soprattutto, riscaldato.

Difendersi dal freddo è un’esigenza che sussiste ancor oggi, tra persone che non hanno la fortuna di godere di un sistema razionale di riscaldamento autonomo o centralizzato, o anche solo di un’abitazione dalle mura costruite con materiali sufficientemente termoisolanti. Allora, poi, la faccenda era complicata dalla mancanza di vetri alle finestre. La soluzione più diffusa erano i bracieri, di solito collocati al centro della stanza e alimentati da torba o carbone di legna. La sola differenza tra ricchi e poveri era nella qualità dei contenitori: quelli dei più facoltosi erano in bronzo, invece che in terracotta, e riccamente decorati. Per il resto, avevano tutti gli stessi problemi: si lacrimava per il fumo, «perché bruciavano nel camino rami freschi con le foglie e tutto», scrive Orazio, e si viveva nel terrore che scoppiasse un incendio.

Orata studiò i sistemi di riscaldamento in uso in Asia Minore e li combinò con l’idea dei vapori caldi provenienti dal sottosuolo, che aveva osservato in Campania ai Campi Flegrei. Ne venne fuori una nuova tecnica di riscaldamento, l’ipocausto, grazie al quale, in pratica, il calore proveniva dal pavimento. Il presupposto era che il pavimento fosse sospeso: il sistema di sospensurae ideato dall’architetto prevedeva delle colonnine di mattoni (pilae), disposte a distanze regolari, grazie alle quali si creava un dislivello con il terreno. All’interno di questa intercapedine, si sprigionava il calore proveniente dalla caldaia, un vano sotterraneo ove era collocata la fornace.

Il sistema era efficace, ma lento a sprigionare il calore necessario a riscaldare l’ambiente; chi non aveva tempo da perdere, andava direttamente alle terme o nei bagni pubblici, prima di rincasare. In compenso, il caldo si manteneva a lungo, grazie anche al basamento multistrato, formato da mattoni, argilla, cocciopesto e massetto, sotto l’eventuale marmo del pavimento vero e proprio, per un spessore totale di 30-40 centimetri; un solaio del genere assicurava anche una certa impermeabilità ai gas tossici, e alcune aperture garantivano l’uscita dei fumi.



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